Io, mia moglie, mia madre, la suocera ed il mio amico Max, eravamo andati in zona Saragozza per vedere una casa da acquistare.
La casa era sviluppata su due piani, molto carina sebbene non arredata. Coloro che ce la mostravano erano dei napoletani i quali vivevano nella casa stessa.
Nessuno voleva dirci il prezzo dell'immobile, a parte una signora (che stava preparando il pranzo) che ci disse che veniva 2.000 € al metro quadro, per un totale di 350.000 euro.
Una volta usciti dalla casa, c'era un tragitto surreale per tornare in via Milazzo, e ad un certo punto c'era una discesa talemente ripida che avevo paura di rovesciare l'auto. Allora il mio amico Max, essendo un guidatore più esperto, andò alla guida, mentre io facevo un altro tragitto con la mia vecchia Polo rossa.
Io portavo con me mia madre, Max mia moglie e mia suocera.
Pochi metri dopo l'inizio della discesa, la macchina (Fabia) si rovesciò, lasciando illeso Max. Mia moglie aveva rotto gli incisivi e mia suocera era illesa, ma bloccata nei sedili posteriori dell'automobile.
mercoledì 14 luglio 2010
giovedì 8 luglio 2010
Ian Christe - Sound Of the Beast. La storia definitiva dell'heavy metal
Questa è la storia dello spirito bestiale che c'è in tutti loro, animato dalle centinaia di migliaia di milioni di fan che hanno tenuto insieme tutto questo da quando si è aperto il primo squarcio nel cielo, rovesciando l'autentico suono della vita e della morte su questa terra con fragore e potenza.
(Ian Christe, Sound Of the Beast. La storia definitiva dell'heavy metal, 2009)
lunedì 5 luglio 2010
Ischia: Il dominio di Arnehim, l'isola della Fata
(...)
« Ed ecco che
d'un tratto
tutto il paradiso
di Arnheim
si rivela, abbagliante,
allo sguardo.
Sgorga, come
onda sorgiva,
una maliosa melodia;
ci si sente
come oppressi
dalla sensazione
di profumi
strani e squisiti;
l'occhio coglie,
come intrichi
di sogni, snelli,
slanciati alberi
d'Oriente,
cespugli frondosi,
stormi d'uccelli
di porpora e d'oro;
e laghi fioriti
di gigli,
e prati
di viole,
tulipani, papaveri,
giacinti e tuberose;
e ruscelli che
s'intersecano
in lunghi fili
d'argento. »
(E.A. Poe,
The Domain of
Arnheim, 1847)
(...)
« Se mai vi fu
isola incantata
è questa.
Questa è la dimora
delle poche, gentili
Fate sopravvissute
all'estinzione
della loro stirpe.
Queste verdi
tombe sono
forse le loro?
Oppure abbandonano
la loro dolce vita
così come l'umanità
abbandona la propria?
O piuttosto,
morendo,
non si struggono
penosamente
rendendo a poco
a poco a Dio
la loro esistenza,
così come questi
alberi cedono
ombra dopo ombra,
esaurendo la loro
sostanza fino
a che essa
non si dissolve?
Quel che l'albero
che si consuma
è per l'acqua
che ne assorbe
l'ombra,
facendosi più nera
per la preda che
ghermisce,
non sarà forse
la vita della Fata
per la morte
che l'inghiotte? ».
(E.A. Poe,
The island of the fay,
1841)
« Ed ecco che
d'un tratto
tutto il paradiso
di Arnheim
si rivela, abbagliante,
allo sguardo.
Sgorga, come
onda sorgiva,
una maliosa melodia;
ci si sente
come oppressi
dalla sensazione
di profumi
strani e squisiti;
l'occhio coglie,
come intrichi
di sogni, snelli,
slanciati alberi
d'Oriente,
cespugli frondosi,
stormi d'uccelli
di porpora e d'oro;
e laghi fioriti
di gigli,
e prati
di viole,
tulipani, papaveri,
giacinti e tuberose;
e ruscelli che
s'intersecano
in lunghi fili
d'argento. »
(E.A. Poe,
The Domain of
Arnheim, 1847)
(...)
« Se mai vi fu
isola incantata
è questa.
Questa è la dimora
delle poche, gentili
Fate sopravvissute
all'estinzione
della loro stirpe.
Queste verdi
tombe sono
forse le loro?
Oppure abbandonano
la loro dolce vita
così come l'umanità
abbandona la propria?
O piuttosto,
morendo,
non si struggono
penosamente
rendendo a poco
a poco a Dio
la loro esistenza,
così come questi
alberi cedono
ombra dopo ombra,
esaurendo la loro
sostanza fino
a che essa
non si dissolve?
Quel che l'albero
che si consuma
è per l'acqua
che ne assorbe
l'ombra,
facendosi più nera
per la preda che
ghermisce,
non sarà forse
la vita della Fata
per la morte
che l'inghiotte? ».
(E.A. Poe,
The island of the fay,
1841)
giovedì 1 luglio 2010
Oltre il muro del sonno - 011
Avevo visto in casa del mio amico Max un grandissimo microfono direzionale. Me lo feci prestare con l'intenzione di usarlo per spiare il mio vicino di casa. Scesi nella mia cantina per usarlo, ma lì avevano aperto un cantiere edile nel quale il mio vicino stava lavorando per costruirsi una taverna.
Iscriviti a:
Post (Atom)