Sei diventato il mio viaggio preferito quando sono un po' fumata... I tuoi tratti si scompongono in linee e segmenti, nastri semoventi di materia incostante, da ingurgitare come anfetamina.
Un sogno mal archiviato all'interno della scheggiatura di una lente... Io mi vedrei... e vedrei anche te stesso, anche se basteresti solo TU... Sarebbe il caso di dire anche mia mente pensa, ma qui c'è un Io e un Qualcuno e una storia su certe radici che non voglio si spostino... Penso ai tuoi occhiali e piango di felicità ('a volte mi metto i tuoi sandali e mi faccio schifo'. Paul Eluard)...
venerdì 29 ottobre 2010
lunedì 25 ottobre 2010
Oltre il muro del sonno - 018
Mi svegliavo al mattino nel mio letto di casa, e notavo che il lenzuolo era pieno di muco e di vomito...
venerdì 22 ottobre 2010
Woodstock poeta
Quando mio suocero vide questa vignetta lui, pragmaticamente, la spiegò: "Significa che non ci si deve innmorare di un sogno".
Io invece adoro questa vignetta perché è meraviglioso innamorarsi si un sogno, ed è meravigliosamente terribile vederlo svanire.
Grande Woodstock.
Io invece adoro questa vignetta perché è meraviglioso innamorarsi si un sogno, ed è meravigliosamente terribile vederlo svanire.
Grande Woodstock.
giovedì 21 ottobre 2010
Oltre il muro del sonno - 017
Io e il mio amico Max avevamo organizzato le vacanze estive, aventi come mete la Russia e la Germania. In una metropolitana tedesca salimmo su un ben preciso metrò per il fatto che ci stava salendo anche Rob Halford dei Judas Priest.
Più tardi ci trovavamo in un'osteria dove c'erano dei pretzel, ma Max non mi permise di sedermi per mangiarne: "Tanto li vendono anche in Italia", e ce ne andammo.
Più tardi ci trovavamo in un'osteria dove c'erano dei pretzel, ma Max non mi permise di sedermi per mangiarne: "Tanto li vendono anche in Italia", e ce ne andammo.
mercoledì 20 ottobre 2010
Oltre il muro del sonno - 016
Stavo suonando al Vicolo bolognetti con la chitarra classica. Alla voce c'era una signora con una timbrica meravigliosa. Assomigliava a Rebekah Del Rio.
venerdì 15 ottobre 2010
Alice 001
Questa è una cosa che ho scritto tempo fa. Stavo non-bene, avevo bisogno di qualcosa che non sapevo neanche definire. Ora so che sei tu.
Questo pensiero non è nessuna parola, si è sciolto in me come polvere e ora si è raggrumato in qualche zona del mio organismo che devo ancora scoprire.
E' una pietra verde di solitudine che non vedrà mai la luce.
A meno che qualcuno non mi apra.
'Vorrei un giorno morire nella tua testa e resuscitare nel bel mezzo del tuo Dolore, fra le tue gambe': se amassi un Uomo con il volto attraversato da una grande cicatrice, gli farei un ritratto dove sanguina ancora e sarebbe, per lui, come guardarsi in una foto da bambino.
Rimarrei incinta delle sue lacrime, come sono già gravida della mia malinconia e questi due feti di fuoco rosa finirebbero per schiacciarsi, finirebbero per unirsi, generando già prima di essere generati e andandosene, lascerebbero il mio corpo disteso (come nell'inutilità dondolante di un gancio da macellaio) a chiedersi: "A cosa stavo pensando?" e il rumore di questa domanda rimbalzerebbe su tutte le pareti della stanza, penetrando tutto ciò che riesce, come un lavandino che perde come un lavandino che perde come un lavandino che perde.
Io sono ora una casa vuota, dopo il trasloco, che cerca, da sola, di afferrare le chiavi per aprirsi, tendendo le sue pareti verso il pavimento.
"Aprimi il tuo cuore", dice il televisore, "In questo caso è necessario operare d'urgenza", si risponde con un'altra personalità catodica.
"Scusami, mi sono distratta": stavo immaginando amplessi con trapianto di memorie a lungo termine, per non essere mai soli, stavo immaginando occhi da cerbiatto tumefatti ed enormi lividi di riconoscenza blu, da mostrare come le cicatrici di un guerriero che ha fatto il suo dovere.
Sento l'amore infinito che proverò con un cranio fra le mie mani.
Alice
Questo pensiero non è nessuna parola, si è sciolto in me come polvere e ora si è raggrumato in qualche zona del mio organismo che devo ancora scoprire.
E' una pietra verde di solitudine che non vedrà mai la luce.
A meno che qualcuno non mi apra.
'Vorrei un giorno morire nella tua testa e resuscitare nel bel mezzo del tuo Dolore, fra le tue gambe': se amassi un Uomo con il volto attraversato da una grande cicatrice, gli farei un ritratto dove sanguina ancora e sarebbe, per lui, come guardarsi in una foto da bambino.
Rimarrei incinta delle sue lacrime, come sono già gravida della mia malinconia e questi due feti di fuoco rosa finirebbero per schiacciarsi, finirebbero per unirsi, generando già prima di essere generati e andandosene, lascerebbero il mio corpo disteso (come nell'inutilità dondolante di un gancio da macellaio) a chiedersi: "A cosa stavo pensando?" e il rumore di questa domanda rimbalzerebbe su tutte le pareti della stanza, penetrando tutto ciò che riesce, come un lavandino che perde come un lavandino che perde come un lavandino che perde.
Io sono ora una casa vuota, dopo il trasloco, che cerca, da sola, di afferrare le chiavi per aprirsi, tendendo le sue pareti verso il pavimento.
"Aprimi il tuo cuore", dice il televisore, "In questo caso è necessario operare d'urgenza", si risponde con un'altra personalità catodica.
"Scusami, mi sono distratta": stavo immaginando amplessi con trapianto di memorie a lungo termine, per non essere mai soli, stavo immaginando occhi da cerbiatto tumefatti ed enormi lividi di riconoscenza blu, da mostrare come le cicatrici di un guerriero che ha fatto il suo dovere.
Sento l'amore infinito che proverò con un cranio fra le mie mani.
Alice
martedì 12 ottobre 2010
Erri De Luca - Considero valore
Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura un pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura un pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.
venerdì 8 ottobre 2010
Affermazioni contraddittorie
"L'immobilità è perfezione del movimento. Se un giorno riuscirò a stare immobile in modo perfetto, nessuno riuscirà più a fermarmi."
(Isabella Santacroce)
"Servono uomini nuovi, così moderni da sembrare antichi."
(Edgardo Moia Cellerino)
"Se sapessi perché sono qui, non ci sarei."
(Carmelo Bene)
(Isabella Santacroce)
"Servono uomini nuovi, così moderni da sembrare antichi."
(Edgardo Moia Cellerino)
"Se sapessi perché sono qui, non ci sarei."
(Carmelo Bene)
mercoledì 6 ottobre 2010
venerdì 1 ottobre 2010
Parliamo, ti va?
Come un'incudine sullo stomaco, poi mi libero quando parlo con Lei. Non serve a niente non risolvo niente, ma questo niente è il Niente che risolve l'incudine. Mi sento quindi poi meglio, libero leggero, mondata la mia anima fino al prossimo incazzo. L'insoddisfazione attanaglia le budella ma mi allarga lo sfintere (..gran liquame spilla dal buco..), il respiro rantola, le gambe tremano, il cuore "War Ensamble" degli Slayer. Il Santo Niente estrae l'Incudine dall'Excalibur-cuore-mio. Per questo, forse, i Cavalieri della Tavola Rotonda circondano il mio letto: per omaggiare la nascita dell'Anti-Artù mentre C3PO da eoni dorme sul fondo del mare, nell'isola di R'lyeh, dove attende sognando la Buona Novella.
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