giovedì 28 luglio 2011
lunedì 25 luglio 2011
Amy Winehouse - Back To Black
Non ha lasciato tempo ai rimpianti
si è tenuto il cazzo bagnato
con la sua solita vecchia scommessa sicura
Io e la mia testa alta, e le mie lacrime prosciugate
vado avanti senza il mio uomo
Tu sei tornato indietro da quello che conoscevi
sei stato così lontano da tutto quello che abbiamo passato
ed io ho calpestato un terreno dissestato
le circostanze mi sono sfavorevoli
Tornerò in lutto
(Amy Winehouse, Back to Black, 2006)
Oltre il muro del sonno - 038
Io e Amy Winehouse eravamo insieme, e nel sogno eravamo a letto: lei sotto, con capelli sciolti che coprivano mezzo letto, io sopra che la fissavo negli occhi.
martedì 19 luglio 2011
Quentin Tarantino - Pulp fiction (1994)
Honey Bunny: [about to rob a diner] I love you, Pumpkin.
Pumpkin: I love you, Honey Bunny.
Pumpkin: [Standing up with a gun] All right, everybody be cool, this is a robbery!
Honey Bunny: Any of you fucking pricks move, and I'll execute every motherfucking last one of you!
venerdì 8 luglio 2011
Body Integrity Identity Disorder
Come possiamo accettare il nostro corpo la cui immagine fisica non corrisponde all'analoga immagine mentale che abbiamo di esso? E se quest'ultima fosse quella di un corpo incompleto, con delle amputazioni, sarebbe eticamente accettabile negare la possibilità ad essere umani normali di amputarsi arti per permettere all'immagine fisica di aderire completamente all'immagine mentale che abbiamo dello stesso corpo?
Esiste un "disturbo" chiamato Body Integrity Identity Disorder e ci sono decine di siti web di persone che richiedono la possibilità di accedere a una chirurgia sicura e legale per le amputazioni o alla supervisione medica per diventare paraplegici.
(...)
" Nel 2007 il neurologo Vilayanur S. Ramachandran ha scritto un articolo in cui ipotizza un parallelismo fra BIID e somatoparafrenia. In questa ultima condizione, che può verificarsi dopo un ictus nel lobo parietale destro, il paziente nega la “proprietà” di un suo arto sul lato sinistro del corpo, tipicamente il braccio. Questi pazienti possono descrivere l’arto come estraneo e alieno, come appartenente a qualcun altro o come staccato dal corpo e giacente inerte nel loro letto. Ovviamente sviluppano per questo arto estraneo una forte repulsione emotiva.
Poiché questo fenomeno occorre dopo un danno al lobo parietale, Ramachandran suggerisce che questa zona del cervello giochi un ruolo molto importante nella costruzione dell’immagine corporea. Egli postula dunque che all’origine del BIID esista un disturbo funzionale della corteccia parietale destra probabilmente di origine genetica, come suggerisce il fatto che la maggior parte dei pazienti BIID datino l’insorgenza dei loro sintomi nella prima infanzia. A causa di questa disfunzione nel lobo parietale destro non si formerebbe mai, nel cervello di queste persone, un’immagine corporea completa e coesa, per cui essi sono in grado di sentire che, ad esempio, una gamba è lì in quel punto, attaccata al bacino, ma sono dolorosamente afflitti dalla sensazione che non “dovrebbe” essere lì, che si tratti di un surplus, qualcosa di profondamente sbagliato. "
Il corpo deve aderire all'immagine che hanno di essi, esattamente come una donna che si vede prosperosa desidera un seno prosperoso per permettere ai due universi (quello del desiderio e quello della realtà) di sovrapporsi perfettamente in una congiunzione che porta alla soddisfazione.
Nel caso dei BIID, non si tratta di aggiungere, ma di sottrarre.
L'algebra dovrebbe essere un diritto.
Esiste un "disturbo" chiamato Body Integrity Identity Disorder e ci sono decine di siti web di persone che richiedono la possibilità di accedere a una chirurgia sicura e legale per le amputazioni o alla supervisione medica per diventare paraplegici.
(...)
" Nel 2007 il neurologo Vilayanur S. Ramachandran ha scritto un articolo in cui ipotizza un parallelismo fra BIID e somatoparafrenia. In questa ultima condizione, che può verificarsi dopo un ictus nel lobo parietale destro, il paziente nega la “proprietà” di un suo arto sul lato sinistro del corpo, tipicamente il braccio. Questi pazienti possono descrivere l’arto come estraneo e alieno, come appartenente a qualcun altro o come staccato dal corpo e giacente inerte nel loro letto. Ovviamente sviluppano per questo arto estraneo una forte repulsione emotiva.
Poiché questo fenomeno occorre dopo un danno al lobo parietale, Ramachandran suggerisce che questa zona del cervello giochi un ruolo molto importante nella costruzione dell’immagine corporea. Egli postula dunque che all’origine del BIID esista un disturbo funzionale della corteccia parietale destra probabilmente di origine genetica, come suggerisce il fatto che la maggior parte dei pazienti BIID datino l’insorgenza dei loro sintomi nella prima infanzia. A causa di questa disfunzione nel lobo parietale destro non si formerebbe mai, nel cervello di queste persone, un’immagine corporea completa e coesa, per cui essi sono in grado di sentire che, ad esempio, una gamba è lì in quel punto, attaccata al bacino, ma sono dolorosamente afflitti dalla sensazione che non “dovrebbe” essere lì, che si tratti di un surplus, qualcosa di profondamente sbagliato. "
Il corpo deve aderire all'immagine che hanno di essi, esattamente come una donna che si vede prosperosa desidera un seno prosperoso per permettere ai due universi (quello del desiderio e quello della realtà) di sovrapporsi perfettamente in una congiunzione che porta alla soddisfazione.
Nel caso dei BIID, non si tratta di aggiungere, ma di sottrarre.
L'algebra dovrebbe essere un diritto.
giovedì 7 luglio 2011
Edward Hopper - Nighthawks (1942)
Il quadro di Hopper mostra 4 figure all'interno di un bar: il barista, un cliente solitario che da' le spalle all'osservatore e una coppia. In questa coppia, lei sta guardando l'oggetto che ha in mano, lui tiene tra le dita una sigaretta e ascolta quello che il barista gli sta dicendo.
Nessun'altro personaggio è presente nel quadro.
L'opera comunica un senso di solitudine universale, di disillusione definitiva attraverso la luce spettrale del bar e la presenza quasi metafisica di questi nottambuli che, metaforicamente, sembrano mettere in atto la rappresentazione dell'inutilità della vita, in una pantomima in cui la compagnia occasionale e le chiacchiere di circostanza evidenziano una solitudine esistenziale oltre che fisica.
Non solo.
La città vuota in cui il bar è immerso rafforza l'aspetto metaforico del locale stesso che assume le sembianze di "ultima oasi": non è più quindi un luogo di socializzazione ma un rifugio, non tanto dai pericoli urbani, quanto da un'insoddisfazione esistenziale che cerca inutilmente, in una compagnia occasionale di un bar notturno, di porre fine al proprio stato.
Un altro aspetto inquietante del quadro sta nella dimensione dello stesso, che sembra ricalcare la dimensione della vetrata del bar rappresentato.
Questo trasfigura l'osservatore del quadro in un possibile cliente di un bar frontale a quello rappresentato, e lo fa diventare un'ulteriore anima in pena che osserva, nel pub di fronte, la propria solitudine rispecchiata nella solitudine dei quattro nottambuli immortalati nell'opera.
Siamo tutti dei clienti notturni nel bar delle Solitudine che riflettono sulla propria miseria di esseri abbandonati.
La parodia del quadro in un episodio di That '70s Show - minuto 2'08")
Nessun'altro personaggio è presente nel quadro.
L'opera comunica un senso di solitudine universale, di disillusione definitiva attraverso la luce spettrale del bar e la presenza quasi metafisica di questi nottambuli che, metaforicamente, sembrano mettere in atto la rappresentazione dell'inutilità della vita, in una pantomima in cui la compagnia occasionale e le chiacchiere di circostanza evidenziano una solitudine esistenziale oltre che fisica.
Non solo.
La città vuota in cui il bar è immerso rafforza l'aspetto metaforico del locale stesso che assume le sembianze di "ultima oasi": non è più quindi un luogo di socializzazione ma un rifugio, non tanto dai pericoli urbani, quanto da un'insoddisfazione esistenziale che cerca inutilmente, in una compagnia occasionale di un bar notturno, di porre fine al proprio stato.
Un altro aspetto inquietante del quadro sta nella dimensione dello stesso, che sembra ricalcare la dimensione della vetrata del bar rappresentato.
Questo trasfigura l'osservatore del quadro in un possibile cliente di un bar frontale a quello rappresentato, e lo fa diventare un'ulteriore anima in pena che osserva, nel pub di fronte, la propria solitudine rispecchiata nella solitudine dei quattro nottambuli immortalati nell'opera.
Siamo tutti dei clienti notturni nel bar delle Solitudine che riflettono sulla propria miseria di esseri abbandonati.
La parodia del quadro in un episodio di That '70s Show - minuto 2'08")
Oltre il muro del sonno - 037
......mi guardavo l'interno coscia della mia gamba destra e vedevo che la mia bella smagliatura rosa si era allargata e aveva una larghezza pari a una ventina di centimetri......
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