venerdì 6 febbraio 2015

Eugenio Montale "Non Chiederci La Parola" (Ossi di seppia, 1923)



Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.




METRO: tre quartine di versi di varia lunghezza, con rima ABBA CDDC EFEF.

Di sicuro è una delle poesie più celebri di Montale. E' tratta da "Ossi di seppia" e contiene alcune idee per comprendere il suo pensiero.
Il poeta si rivolge a quel lettore che esige dai poeti verità assolute e definitive, invitandolo a non chiedergli alcuna rivelazione, né su stesso né sull'uomo in genere, e nemmeno sul significato della vita. Egli, infatti, non ha alcuna segreto risolutivo, ma solo dubbi e incertezze, o anche una conoscenza fondata sul contrasto: l'ultimo verso, infatti, è divenuto famoso e viene spesso menzionato da chi non vuole farsi notare come possessore di fittizie verità.

PARAFRASI

Non chiederci la parola, che metta a fuoco sotto ogni profilo,
il nostro animo privo di certezze, e a lettere
che lo chiariscano rendendolo luminoso come il fiore dello zafferano:
perduto in mezzo ad un prato polveroso.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
senza contrasti con se stesso e con gli altri.
E la sua ombra non viene toccata che dal sole nel periodo più caldo dell'estate;
proiettata su un muro mancante di intonaco.

Non domandarci il segreto che possa rivelarti nuove prospettive di conoscenza del mondo,
bensì una distorta sillaba secca come un ramo.
Solo questo possiamo in questo momento farti presente,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

FIGURE

Enjambement (quando un gruppo di parole, ad esempio soggetto-verbo oppure soggetto-aggettivo viene diviso, mettendo il secondo termine nel verso successivo): nei versi 3-4 (croco/perduto)

Similitudine (paragone mediante connettivi avverbiali): verso 10 (secca come un ramo)

Anafora (ripetizione di una o più parole all'interno di un verso: verso 12 (ciò...ciò) - rima interna nell'ultimo verso vogliamo siamo... - c'è la ripetizione continua (a volte sotto forma di alliterazione vera e propria, ma più spesso consonanza) della consonante "r" accompagnata anche da c( chiederci domandarci croco)

Epifonema: Consiste nell'esprimere un motto sentenzioso che, solitamente, chiude con enfasi un discorso (Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo)