venerdì 29 gennaio 2010

Oltre il muro del sonno - 000

"Slater è stato il mio tormento e la mia prigione diurna per quarantadue dei vostri anni terreni: io sono un'entità simile a quella che tu stesso sei diventato nella libertà del sonno senza sogni.
Sono il tuo fratello di luce e ho volato con te sulle fulgide valli; non mi è permesso rivelare al tuo io terrestre qual è la tua vera personalità, ma siamo tutti trasvolatori dei grandi spazi e viaggiatori nel tempo.
L'anno prossimo, forse, abiterò nell'Egitto che tu chiami antico o nel crudele impero di Tsan-Chan che verrà fra tremila anni.
Tu e io ci siamo spinti sui mondi che girano intorno alla rossa Arturo e abbiamo abitato nei corpi degli insetti filosofi che strisciano orgogliosamente sulla quarta luna di Giove.
Quanto poco conosce l'io terreno della vita e della sua estensione! Quanto poco, in verità, è bene che conosca per conservare la pace!
Del mio rivale non posso parlarti, ma sulla Terra ne avete intuito l'esistenza: infatti, con inaudita leggerezza, avete dato al suo simbolo il nome di Algol, la stella-demonio.
(...)
Ci incontreremo di nuovo, forse nelle nebbie splendenti della Spada di Orione o su un altopiano deserto dell'Asia preistorica; forse in un sogno di questa notte che non riuscirai a ricordare o in una forma completamente diversa, fra un intero ciclo cosmico. E per allora, magari, il sistema solare sarà stato cancellato."

(H.P. Lovecraft, Beyond the Wall of Sleep, 1919)

Olivier de Sagazan

"Comme une bête né en cage, né d'une bête né en cage, né d'une bête, né et puis morte" Samuel Beckett

"Donner voix à l'innommable, donner figure à l'infigurable, suppose de défaire les formes coagulées, de les ouvrir, de les déplacer" Evelyne Grossman


venerdì 15 gennaio 2010

Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me


" Due cose riempono l'animo con sempre nuovo e crescente stupore e venerazione, quanto più spesso e accuratamente la riflessione se ne occupa: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me.
Entrambe le cose non posso cercarle e semplicemente supporle come fossero nascoste nell'oscurità o nel trascendente, al di fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le collego immediatamente con la coscienza della mia esistenza.
Il primo comincia dal luogo che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo nell'infinitamente grande, con mondi sopra mondi e sistemi di sistemi, e inoltre nei tempi illimitati del loro movimento periodico, nel loro inizio e nella loro continuità.
La seconda comincia dalla mia invisibile identità, la personalità, e mi pone in un mondo che possiede vera infinità, ma di cui si può accorgere solo l'intelletto, e con il quale (ma grazie ad esso anche con tutti quei mondi visibili) io non mi riconosco, come là, in una connessione puramente accidentale, ma in una necessaria e universale.
Il primo sguardo di una innumerabile quantità di mondi per così dire annienta la mia importanza, che è quella di una creatura animale, che dovrà restituire ai pianeti la materia da cui è sorta, dopo essere stata dotata per breve tempo (non si sa come) di forza vitale.
Il secondo al contrario innalza infinitamente il mio valore, che è quello di una intelligenza, grazie alla mia personalità, nella quale la legge morale mi rivela una vita indipendente dall'animalità e anche dall'intero mondo sensibile, perlomeno quanto può essere dedotto dalla destinazione finale della mia esistenza attraverso questa legge, che non è limitata alla condizioni e ai confini di questa vita, ma si estende all'infinito. "

(Imanuel Kant, Critica alla ragion Pratica, 1788)