martedì 29 settembre 2009

Il villaggio è vicino ?

Mio nonno soleva dire: “La vita è incredibilmente breve. Oggi, nel ricordo, mi si accorcia a tal punto che a malapena, per esempio, riesco a concepire come un giovanotto possa decidere di recarsi a cavallo fino al villaggio vicino senza il timore che, a prescindere da accidenti sfortunati, il tempo stesso di una vita normale e serenamente vissuta sia di gran lunga inadeguato a tale viaggio”

(Franz Kafka, Das nächste Dorf, 1919)



venerdì 18 settembre 2009

Carne

La carne è la materia organica costituente gli animali, con particolare riferimento ai tessuti molli dei medesimi ed ancora più specificamente al tessuto muscolare, parte pregiata contrapposta alle interiora.

(da Wikipedia)

"E scommetto che pensi di aver risvegliato tu la
mia carne, ma tu della carne conosci i precisi canoni della societa', non riesci a superare antiche paure, il terrore malsano della carne...

Abbi grinta o rinuncia a toccare il cielo!

E non sto parlando di sesso e di penetrazione, io parlo di penetrazione oltre il velo della carne... un tuffo profondo e penetrante oltre la polla del plasma."

(da La Mosca di David Cronenberg)


"A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità, Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”."

(Dal Vangelo secondo Giovanni 1,1-18)


"Non si vedeva niente.
C'erano fiamme alte fino al soffitto, fumo.
E si sentiva odore di carne bruciata"

(Dal resoconto di Fabio Simonetta, sopravvissuto al rogo della Thyssen)


lunedì 14 settembre 2009

Asa nisi masa


Peter Greenway (un regista che non amo molto) disse anni fa che il cinema è, espressivamente parlando, decenni indietro alla letteratura.
Bunuel diceva inoltre che "sarebbe sufficiente che la palpebra bianca dello schermo possa riflettere la luce che le è propria per far saltare l'universo".

Effettivamente, mi sembra che il potenziale espressivo del cinema raramente venga utilizzato appieno. Federico Fellini in 8 1/2 riesce però a farlo.

Bergson ci ricorda che se ci si distacca dal modello matematico-quantitativo, cui si é legati per tradizione, ci si accorge che il tempo é piuttosto una successione di stati qualitativi della coscienza, gli uni diversi dagli altri, ma anche gli uni intimamente connessi agli altri; in questa successione, infatti, i momenti precedenti si fondono con i momenti immediatamente successivi, senza che sia possibile ravvisare cesure interne al tutto, così come in una melodia le note, sebbene siano qualitativamente diverse, si fondono in un processo unitario senza soluzioni di continuità. A questa intuizione qualitativa del tempo, Bergson dà il nome di durata reale.

Fellini in 8 1/2 mostra questo tempo reale. Il vissuto di una persona non è fatta di soli fatti, ma anche di intenzioni, di ricordi, di fantasie, di appuntamenti mancati e conflitti irrisolti, e il vissuto globale non può essere che un'amalgama di tutto questo. Non può esistere un rapporto antitetico tra vita vissuta e vita sognata/ricordata/desiderata, in quanto la vita vissuta è anche vita sognata/ricordata/desiderata.

Se le contraddizioni sono un tabù della logica tanto che vengono messe al bando da un principio di non-contraddizione, nella vita reale (non spazializzata) sono uno dei tanti elementi costitutivi e costruttivi.

Dal punto di vista estetico, Fellini in 8 1/2 realizza un'opera inarrivabile nell'uso non convenzionale della mdp, che scorre tra i volti che affollano l'inquadratura per poi fermarsi a seguire il viso di un'attore fino a che questo non entra nel "centro gravitazionale" di un altro, per quindi re-iniziare il gioco del movimento di macchina, quasi fosse una corsa a staffetta. Mi verrebbe da dire che realizza in cinema il procedimento sinaptico tipico del sistema cognitivo umano.

Anche l'uso dell'audio è incredibile. Ad un certo punto, verso l'inizio, Guido "straccia l'audio", appallottolando la lettera che stava leggendo mentalmente. La "Cavalcata delle Valchirie" dell'inizio, orchestra una panoramica dell'inutile, dove non c'è niente ma proprio niente di epico, al contrario di quel che farà anni dopo Coppola con Apocalypse Now. Il costante rovesciamento di luoghi comuni sia nelle inquadrature che nell'audio è una costante di questo capolavoro.

Asa Nisi Masa, come il Rosabella di Orson Welles, ci dice che la nostra A-Ni-Ma è il ricordo, il nostro spirito sta nell'essere (anche) i nostri desideri e le nostre impossibilità di agire. Non si perde MAI tempo. Al limite è il tempo che perde noi. Asa Nisi Masa.


venerdì 4 settembre 2009

La solitudine nella Dolce Vita


Ho ri(visto)(vissuto) "La Dolce Vita" di Federico Fellini.

Marcello è un personaggio che cerca la sua "Strada", la sua realizzazione, pur vivendo (come Cabiria) in un mondo che non sente (più) suo.
Ha un'ammirazione per Steiner, l'intellettuale, apparentemente realizzato che però arriverà a commettere un terribile gesto, evidenziando che nemmento l'intelletto può concretizzare una realtà che si sfugge.
Esattemente come l'edonismo estremo. L'orgia oltre ad essere un momento (come nel Teatro d'Azione di Nitsch) di celebrazione della vita, è anche un momento (paradossalmente) di estrema solitudine, in quanto non c'è niente di più vicino alla morte del sesso/orgasmo.

Intelletto e carnalità sono fughe dalla realtà.

La "vera" realtà non è nella mondanità di una dolce vita, ma nel rendersi conto della purezza dello uno sguardo di una ragazzina, apparsa come pura visione, inafferrabile e incomprensibile, oasi inarrivabile di concretezza morale.

La verità che, lievemente, distoglie lo sguardo da Marcello e ci guarda sorridendo.