venerdì 28 maggio 2010

Abisso


Quando coglieremo l'abisso dei nostri cuori
e ci infosseremo nelle pieghe dei nostri mali
finalmente avremo gli occhi che faranno gli occhi
e la bocca parlerà (alleluja!)

Non saranno parole ad uscire
e non luce ad entrare
ma brividi indistinti che correranno ovunque
dalla pelle all'intestino
dalle ossa alla polvere sui nostri inutili piedi

Pallide pelli su bianchi teschi
la luna al tramoto
gli avvoltoi sulle spalle aspettano
le dita morte che si scioglievano ancora

Avanti e indietro
nel tempo come nello spazio
un presente che fugge
tranne quando diviene luogo

Qui e ora
Qui è mai

Cinque: inutili
Trentadue, qualcuno in meno
Il corpo apassisce come rami d'autunno
E il sono diventa ero
E il sarò non arriva
Perduto il treno per sempre

Siamo io e l'altro
In sala d'attesa
Guardiamo fuori
Valigia per terra
Vuota
Aspettiamo il treno
Coprendoci con le piaghe dei nostri inutili mali.

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