lunedì 19 aprile 2010

Oltre il muro del sonno - 005

Ero con mia moglie in giro per Bologna, e camminando eravamo arrivati in una specie di isola di erba sospesa nel vuoto. Avevo paura di portarmi ai lati, finchè arrivò un uomo adulto con la famiglia che mi rassicurò dicendo che nessuno era mai precipitato. Cercai così di camminare sulle scale che univa questa isola con un'altra sempre sospesa nel vuoto, ma fui costretto a ritornare indietro: il terrore di precipitare era troppo forte.

venerdì 9 aprile 2010

Avanguardia carina, non ti sembra ?


Several Species of Small Furry Animals Gathered Together in a Cave and Grooving With a Pict (Waters) 5:01

Aye an' a bit of Mackeral settler rack and ruin
ran it doon by the haim, 'ma place
well I slapped me and I slapped it doon in the side
and I cried, cried, cried.

The fear a fallen down taken never back the raize and then Craig Marion,
get out wi' ye Claymore out mi pocket a' ran doon, doon the middin stain
picking the fiery horde that was fallen around ma feet.
Never he cried, never shall it ye get me alive
ye rotten hound of the burnie crew. Well I snatched fer the blade O my
Claymore cut and thrust and I fell doon before him round his feet.

Aye! A roar he cried frae the bottom of his heart that I would nay fall
but as dead, dead as 'a can be by his feet; de ya ken?

...and the wind cried Mary.

[In English] Thank you.


venerdì 12 marzo 2010

Oltre il muro del sonno - 004


Mara Maionchi veniva processata in quanto organizzava i colpi di una baby gang...

lunedì 1 marzo 2010

Oltre il muro del sonno - 003


Una comunità romena era presente nel mio paese d'origine, e io me la facevo con una donna di questa comunità.
Gli atti di violenza dei romeni erano sempre più frequenti, e l'apice venne raggiunto dallo stupro da parte di uno di essi ai danni di una ragazza senza gambe dotata di protesi VIOLA.
Io mi rendevo conto che dovevo intervenire, ma la paura mi bloccava. Mi sentivo in colpa per essere un vigliacco....

mercoledì 17 febbraio 2010

Salivano le bave dall'esofago


Salivano le bave dall'esofago che sputavo con insistenza poi la bocca mi si riempì d'un tratto di vomito.

Corsi in bagno a vomitare, con lo stomaco che lottava contro se stesso per farmela pagare della serata libertina appena passata.

Naturalmente mia moglie, come sempre, non si accorse di nulla
Dopo un quarto d'ora di crampi allo stomaco, tornai a dormire, e abbracciai mia moglie immersa in un sonno profondo.

Sognai di morire nel letto, soffocato dal mio vomito, solamente per la soddisfazione di pensare mia moglie risvegliarsi con la mia carogna al suo fianco, fredda, col vomito che traboccava dalla bocca. Urla, capelli strappati, forse uno svenimento!

E' stupendo sognare di morire per far dispiacere a coloro che ami.


mercoledì 3 febbraio 2010

Oltre il muro del sonno - 002


...Alessandro Baricco mi spiegava il funzionamento della sua Scuola Holden e mi faceva leggere la descrizione per mano di Dante Alighieri di un tipo di architettura "impossibile" utilizzato per costruire dei pilasti non-euclidei...

lunedì 1 febbraio 2010

Oltre il muro del sonno - 001


Il mio collega e amico LdO aveva dato notizia di lasciare l'azienda dove lavoravamo per un'altra e questo mi dispiaceva dal momento che non avremmo più lavorato insieme. Ma il vero dolore era un'altro: quello di non riuscire ad esternare tramite le lacrime il dolore della sua partenza. Cercavo di piangere ma non ci riuscivo e questo ma rattristiva perché pensavo che lui non capisse appieno il mio dispiacere.

venerdì 29 gennaio 2010

Oltre il muro del sonno - 000

"Slater è stato il mio tormento e la mia prigione diurna per quarantadue dei vostri anni terreni: io sono un'entità simile a quella che tu stesso sei diventato nella libertà del sonno senza sogni.
Sono il tuo fratello di luce e ho volato con te sulle fulgide valli; non mi è permesso rivelare al tuo io terrestre qual è la tua vera personalità, ma siamo tutti trasvolatori dei grandi spazi e viaggiatori nel tempo.
L'anno prossimo, forse, abiterò nell'Egitto che tu chiami antico o nel crudele impero di Tsan-Chan che verrà fra tremila anni.
Tu e io ci siamo spinti sui mondi che girano intorno alla rossa Arturo e abbiamo abitato nei corpi degli insetti filosofi che strisciano orgogliosamente sulla quarta luna di Giove.
Quanto poco conosce l'io terreno della vita e della sua estensione! Quanto poco, in verità, è bene che conosca per conservare la pace!
Del mio rivale non posso parlarti, ma sulla Terra ne avete intuito l'esistenza: infatti, con inaudita leggerezza, avete dato al suo simbolo il nome di Algol, la stella-demonio.
(...)
Ci incontreremo di nuovo, forse nelle nebbie splendenti della Spada di Orione o su un altopiano deserto dell'Asia preistorica; forse in un sogno di questa notte che non riuscirai a ricordare o in una forma completamente diversa, fra un intero ciclo cosmico. E per allora, magari, il sistema solare sarà stato cancellato."

(H.P. Lovecraft, Beyond the Wall of Sleep, 1919)

Olivier de Sagazan

"Comme une bête né en cage, né d'une bête né en cage, né d'une bête, né et puis morte" Samuel Beckett

"Donner voix à l'innommable, donner figure à l'infigurable, suppose de défaire les formes coagulées, de les ouvrir, de les déplacer" Evelyne Grossman


venerdì 15 gennaio 2010

Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me


" Due cose riempono l'animo con sempre nuovo e crescente stupore e venerazione, quanto più spesso e accuratamente la riflessione se ne occupa: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me.
Entrambe le cose non posso cercarle e semplicemente supporle come fossero nascoste nell'oscurità o nel trascendente, al di fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le collego immediatamente con la coscienza della mia esistenza.
Il primo comincia dal luogo che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo nell'infinitamente grande, con mondi sopra mondi e sistemi di sistemi, e inoltre nei tempi illimitati del loro movimento periodico, nel loro inizio e nella loro continuità.
La seconda comincia dalla mia invisibile identità, la personalità, e mi pone in un mondo che possiede vera infinità, ma di cui si può accorgere solo l'intelletto, e con il quale (ma grazie ad esso anche con tutti quei mondi visibili) io non mi riconosco, come là, in una connessione puramente accidentale, ma in una necessaria e universale.
Il primo sguardo di una innumerabile quantità di mondi per così dire annienta la mia importanza, che è quella di una creatura animale, che dovrà restituire ai pianeti la materia da cui è sorta, dopo essere stata dotata per breve tempo (non si sa come) di forza vitale.
Il secondo al contrario innalza infinitamente il mio valore, che è quello di una intelligenza, grazie alla mia personalità, nella quale la legge morale mi rivela una vita indipendente dall'animalità e anche dall'intero mondo sensibile, perlomeno quanto può essere dedotto dalla destinazione finale della mia esistenza attraverso questa legge, che non è limitata alla condizioni e ai confini di questa vita, ma si estende all'infinito. "

(Imanuel Kant, Critica alla ragion Pratica, 1788)


mercoledì 14 ottobre 2009

Quello che voglio non è quello che tu pensi che io voglia


Qund'ero piccolo ci fu un periodo che ero profondamente triste.
Il motivo era tanto irrisorio quanto immenso.
Avevo rotto la pistola con la quale giocavo con i miei amici: il grilletto era saltato e per me era impossibile giocare in quelle condizioni.
Dopo giorni e giorni di sofferenza, lo dissi a mia madre che quasi si commosse: qualche giorno dopo mi arrivò un pistolone stile Winchester molto più bello del mio giocattolo oramai rotto.

Ma non riuscii ad esserne felice: la pistola più piccola che avevo prima mi piaceva di più.

martedì 29 settembre 2009

Il villaggio è vicino ?

Mio nonno soleva dire: “La vita è incredibilmente breve. Oggi, nel ricordo, mi si accorcia a tal punto che a malapena, per esempio, riesco a concepire come un giovanotto possa decidere di recarsi a cavallo fino al villaggio vicino senza il timore che, a prescindere da accidenti sfortunati, il tempo stesso di una vita normale e serenamente vissuta sia di gran lunga inadeguato a tale viaggio”

(Franz Kafka, Das nächste Dorf, 1919)



venerdì 18 settembre 2009

Carne

La carne è la materia organica costituente gli animali, con particolare riferimento ai tessuti molli dei medesimi ed ancora più specificamente al tessuto muscolare, parte pregiata contrapposta alle interiora.

(da Wikipedia)

"E scommetto che pensi di aver risvegliato tu la
mia carne, ma tu della carne conosci i precisi canoni della societa', non riesci a superare antiche paure, il terrore malsano della carne...

Abbi grinta o rinuncia a toccare il cielo!

E non sto parlando di sesso e di penetrazione, io parlo di penetrazione oltre il velo della carne... un tuffo profondo e penetrante oltre la polla del plasma."

(da La Mosca di David Cronenberg)


"A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità, Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”."

(Dal Vangelo secondo Giovanni 1,1-18)


"Non si vedeva niente.
C'erano fiamme alte fino al soffitto, fumo.
E si sentiva odore di carne bruciata"

(Dal resoconto di Fabio Simonetta, sopravvissuto al rogo della Thyssen)


lunedì 14 settembre 2009

Asa nisi masa


Peter Greenway (un regista che non amo molto) disse anni fa che il cinema è, espressivamente parlando, decenni indietro alla letteratura.
Bunuel diceva inoltre che "sarebbe sufficiente che la palpebra bianca dello schermo possa riflettere la luce che le è propria per far saltare l'universo".

Effettivamente, mi sembra che il potenziale espressivo del cinema raramente venga utilizzato appieno. Federico Fellini in 8 1/2 riesce però a farlo.

Bergson ci ricorda che se ci si distacca dal modello matematico-quantitativo, cui si é legati per tradizione, ci si accorge che il tempo é piuttosto una successione di stati qualitativi della coscienza, gli uni diversi dagli altri, ma anche gli uni intimamente connessi agli altri; in questa successione, infatti, i momenti precedenti si fondono con i momenti immediatamente successivi, senza che sia possibile ravvisare cesure interne al tutto, così come in una melodia le note, sebbene siano qualitativamente diverse, si fondono in un processo unitario senza soluzioni di continuità. A questa intuizione qualitativa del tempo, Bergson dà il nome di durata reale.

Fellini in 8 1/2 mostra questo tempo reale. Il vissuto di una persona non è fatta di soli fatti, ma anche di intenzioni, di ricordi, di fantasie, di appuntamenti mancati e conflitti irrisolti, e il vissuto globale non può essere che un'amalgama di tutto questo. Non può esistere un rapporto antitetico tra vita vissuta e vita sognata/ricordata/desiderata, in quanto la vita vissuta è anche vita sognata/ricordata/desiderata.

Se le contraddizioni sono un tabù della logica tanto che vengono messe al bando da un principio di non-contraddizione, nella vita reale (non spazializzata) sono uno dei tanti elementi costitutivi e costruttivi.

Dal punto di vista estetico, Fellini in 8 1/2 realizza un'opera inarrivabile nell'uso non convenzionale della mdp, che scorre tra i volti che affollano l'inquadratura per poi fermarsi a seguire il viso di un'attore fino a che questo non entra nel "centro gravitazionale" di un altro, per quindi re-iniziare il gioco del movimento di macchina, quasi fosse una corsa a staffetta. Mi verrebbe da dire che realizza in cinema il procedimento sinaptico tipico del sistema cognitivo umano.

Anche l'uso dell'audio è incredibile. Ad un certo punto, verso l'inizio, Guido "straccia l'audio", appallottolando la lettera che stava leggendo mentalmente. La "Cavalcata delle Valchirie" dell'inizio, orchestra una panoramica dell'inutile, dove non c'è niente ma proprio niente di epico, al contrario di quel che farà anni dopo Coppola con Apocalypse Now. Il costante rovesciamento di luoghi comuni sia nelle inquadrature che nell'audio è una costante di questo capolavoro.

Asa Nisi Masa, come il Rosabella di Orson Welles, ci dice che la nostra A-Ni-Ma è il ricordo, il nostro spirito sta nell'essere (anche) i nostri desideri e le nostre impossibilità di agire. Non si perde MAI tempo. Al limite è il tempo che perde noi. Asa Nisi Masa.


venerdì 4 settembre 2009

La solitudine nella Dolce Vita


Ho ri(visto)(vissuto) "La Dolce Vita" di Federico Fellini.

Marcello è un personaggio che cerca la sua "Strada", la sua realizzazione, pur vivendo (come Cabiria) in un mondo che non sente (più) suo.
Ha un'ammirazione per Steiner, l'intellettuale, apparentemente realizzato che però arriverà a commettere un terribile gesto, evidenziando che nemmento l'intelletto può concretizzare una realtà che si sfugge.
Esattemente come l'edonismo estremo. L'orgia oltre ad essere un momento (come nel Teatro d'Azione di Nitsch) di celebrazione della vita, è anche un momento (paradossalmente) di estrema solitudine, in quanto non c'è niente di più vicino alla morte del sesso/orgasmo.

Intelletto e carnalità sono fughe dalla realtà.

La "vera" realtà non è nella mondanità di una dolce vita, ma nel rendersi conto della purezza dello uno sguardo di una ragazzina, apparsa come pura visione, inafferrabile e incomprensibile, oasi inarrivabile di concretezza morale.

La verità che, lievemente, distoglie lo sguardo da Marcello e ci guarda sorridendo.